10 maggio 2012


PARCO BRENTA – ADAMELLO

 Il Parco Naturale Adamello-Brenta è la più vasta area protetta del Trentino, situato nel Trentino occidentale, con i suoi 618 kmq comprende i gruppi montuosi dell'Adamello e del Brenta, separati dalla Val Rendena e compresi tra le valli di Non, di Sole e Giudicarie. E' interessato dalla presenza di oltre 50 laghi e dal ghiacciaio dell'Adamello, uno dei più estesi d'Europa. La componente faunistica è tra le più ricche dell'arco alpino, comprendendo tutte le specie montane, inclusi lo stambecco e l'orso bruno. Foreste e prati, frutti di bosco e fiori già quasi introvabili, migliaia di insetti, pesci, uccelli e animali la cui vita ha un ruolo determinante per gli equilibri biologici del parco e della Terra, hanno sempre più bisogno di essere salvaguardati e protetti.

Programma della gita

Ø  Partenza da Brescia (davanti alla scuola) alle h. 7.00
Ø  Arrivo a Madonna di Campiglio previsto alle h.10.00
Ø  Si segue il sentiero della Vallesinella fino alle Cascate di Mezzo e di  Sopra
Ø  Pranzo al sacco
Ø  Trasferimento in Val di Genova per la visita della Cascata di Nardis
Ø  Sosta a Carisolo per la visita di una chiesetta con "Danza macabra"
Ø  Rientro a Brescia h. 20.00

Consigli ed equipaggiamento

v Vestirsi a strati (potrebbe far freddo o caldo in relazione all'esposizione dei versanti, alle condizioni atmosferiche ed allo sforzo fisico nel percorrere i sentieri)
v Portare un ombrello pieghevole a testa ed eventualmente un k-way
v Utilizzare scarpe da trekking o da footing non troppo basse e assolutamente non di tela

27 aprile 2012










Verona


CENNI SULLA STORIA E LO SVILUPPO URBANO DI VERONA

Il nucleo originario della città è su un colle, dove l’ansa dell’Adige si presta al guado: inizialmente fu un insediamento di popolazioni paleovenete o di Galli Cenomani. Poi l’abitato si ampliò ed entrò nella regione di conquista romana.
I primi rapporti con la repubblica romana
I primi contatti fra Roma e Verona sono documentati intorno al III secolo a.C.: vi furono subito rapporti di amicizia ed alleanza per rallentare l'invasione gallica. I Galli Cenomani concessero ai Romani la costruzione di un piccolo presidio in cima a Colle san Pietro, da cui controllare la zona. Ancora durante la seconda guerra punica i Galli Cenomani ed i Paleoveneti aiutarono i Romani, mentre tutte le altre popolazioni galliche si erano schierate con Cartagine. Al termine della guerra, per poter completare la sottomissione della Gallia cisalpina (Galli e Liguri non accettavano la supremazia romana), Roma cominciò una vera e propria guerra di conquista, sempre sostenuta da questi due popoli.
Nel 174 a.C., a seguito della sottomissione della Gallia cisalpina e dell'inizio di un nuovo periodo di colonizzazione della pianura Padana, cominciò a rivelarsi la grande importanza strategica di Verona. Il senato romano, infatti, richiese a Cenomani e Paleoveneti l'ampliamento del castrum fortificato, mentre coloni romani e popolazioni indigene ponevano le basi per l'edificazione di una nuova città all'interno dell'ansa dell'Adige. Alla conclusione della terza guerra punica passavano ormai da Verona vie di comunicazione vitali come la via Postumia, che partiva da Genova e giungeva ad Aquileia attraverso la pianura Padana.
 Res publica Veronensium 
Il diritto latino venne esteso alla Gallia cisalpina nell’ 89 a.C., in seguito alla Guerra Sociale; i centri preesistenti, fra cui Verona, divennero perciò della colonie latine fittizie (cioè senza una vera e propria deduzione, né l'invio di coloni). È di questo periodo lo sviluppo della città tramite un impianto pianificato nell'ansa dell'Adige. Grazie a Cesare, Verona ottenne nel 49 a.C. (al pari del resto della Gallia Transpadana) la cittadinanza romana
A quel tempo Verona occupava tutta l’isola circoscritta dalla grande ansa dell’Adige. Sul lato meridionale, chiuso da mura, si aprivano le grandi porte (dei Borsari, dei Leoni). I corsi Borsari e Sant’Anastasia costituivano il decumanus maximus; le vie S. Egidio, Cappelli, Leoni il cardo; si incontravano nel foro (piazza delle Erbe)
Durante il periodo repubblicano Verona sviluppò la sua economia, principalmente nella coltivazione di vite ed olivo, nell'allevamento di cavalli ed ovini e nella produzione di lana. Ebbero inoltre uno forte sviluppò l'artigianato ed il commercio. In questo periodo la città, ormai spostata nell'ansa dell'Adige, cominciò ad ingrandirsi ed ammodernarsi. Furono costruiti due nuovi ponti in luogo del guado: il Ponte della Pietra (costruito quasi sicuramente nel luogo di un preesistente ponte in legno, poiché estraneo al regolare tessuto della città), ed il Postumio, sul quale passava l'omonima via (perduto in epoca medievale)
 L'epoca imperiale 
Sotto l'Impero di Augusto Verona divenne un nodo strategico ancora più importante, poiché fu utilizzata come base temporanea per le legioni, in particolare dopo la conquista della Rezia (15 aC.).
Durante questo periodo Verona fu interessata da un notevole afflusso di ricchezza che portò ad un ulteriore sviluppo della città: vennero erette le terme e il teatro ai piedi del colle San Pietro (ora area archeologica)
Fu sotto l'imperatore Vespasiano che la città raggiunse l'apice della ricchezza e dello splendore: l'ultima grande opera nel I secolo d.C.  fu l'Arena, costruita poiché la città, che aveva ormai superato i 25.000 abitanti, aveva bisogno di un grande edificio per far divertire tutti gli abitanti.
Nell’età di crisi del III sec. d.C.  l’imperatore Gallieno decise di rifare le mura, inglobandovi l’Arena.

Le successive fasi storiche
Nell’età altomedievale Verona subì le dominazioni gota, longobarda e franca (con Carlo Magno mantenne il ruolo di capitale di contea), occupando lo stesso spazio urbano.
In età comunale (dal 1135) la città si allargò a Sud con una nuova cinta di mura e un canale di difesa, l’Adigetto (tra Castelvecchio e ponte Aleardi); si formarono i caratteristici nuovi borghi per accogliere la gente inurbata dalle campagne.  In questi anni Verona strinse alleanza con Padova, Vicenza e Treviso: è la Lega Veronese, che prelude alla Lega Lombarda.     La fase comunale termina con l’inizio della signoria della famiglia della Scala , nel 1261. La figura più significativa fu Cangrande, che tentò la formazione di uno stato regionale, bloccato però dall’opposizione di Venezia, Milano e Firenze. Monumenti che testimoniano di questa fase sono le Arche Scaligere e Castelvecchio.
Nel 1387 Verona subì la conquista da parte dei Visconti di Milano.
Dal 1405 la città entrò nell’orbita della Repubblica di Venezia: è una fase di grande attività artistica ma anche di decadenza economica e demografica (anche a causa della grande peste del 1630).
Liberata da Napoleone, passerà dal 1815 all’Impero austriaco: gli austriaci rafforzarono la cinta difensiva  e fecero di Verona un’importante piazzaforte per la difesa del territorio, con discreto sviluppo edilizio.  Nel secondo dopoguerra si è  avuta una decisa accelerazione del processo di sviluppo della città

14 aprile 2012


ESERCIZIO DI SCRITTURA:
testo espositivo di rielaborazione personale

I testi sono da svolgere SU FOGLIO come rielaborazione personale dei brani letti: nel testo ci deve essere un riferimento, coerente con la richiesta, ad alcuni contenuti dei brani; le riflessioni sull’esperienza personale saranno suggerite anche dal confronto con quanto emerso in classe nel commento agli stessi brani

  1. Da LATINO AGILE FLESSIBILE - Essere bravi a scuola a volte è sentito come mortificante. Concordi oppure no con questa affermazione? E come è visto dai compagni chi ha difficoltà ad ottenere buoni risultati? Presenta questo aspetto della vita della scuola sulla base della tua esperienza e della tua riflessione
  2. Da STRAPPATO ALLA SCUOLA – Conosci dei casi in cui un ragazzo desideroso di studiare non ha potuto farlo, oppure ha dovuto seguire una strada diversa da quella che desiderava? Parlane cercando di spiegarne le ragioni.
  3. Da OGGI NIENTE LEZIONI- Venir meno ai propri impegni (marinando la scuola, come nel brano, o evitando di studiare, o copiando i compiti) comporta sempre un senso di colpa? Cerca degli esempi nella tua esperienza  e racconta che cosa hai provato quando hai trasgredito, o che cosa pensi di chi trasgredisce, in ambito scolastico
  4. Da LA SCUOLA DI JACK FRUSCIANTE – Descrivi la scuola di Jack Frusciante e paragonala alla tua, per analogie e differenze.
  5. Da ESAMI DI MATURITA’ – Ti è mai capitato di suggerire ad un compagno? Che cosa ti ha spinto a farlo? Come ti sei sentito poi? Racconta un particolare episodio e rifletti su questo comportamento
  6. Da SOLI IN CATTEDRA – Sul modello dell’intervista ad un insegnante, ideata ricavando le domande dalla lettura del testo letto sull’antologia, stendi un’intervista a te stesso come studente
  7. Da DUE DI DUE -  Presenta il rapporto che hai con il tuo compagno di banco

Classe I F
Lavoro a gruppi:
rielaborazione del libro
Bianca come il latte, rossa come il sangue

  • Scopo del lavoro:

-  sviluppare una rielaborazione comune, attraverso il confronto e la collaborazione, di alcuni dei significati del romanzo letto
-  esercitarsi individualmente nella scrittura (stendendo un testo che corrisponda alla progettazione sviluppata insieme ai compagni del gruppo)
-  condividere il proprio lavoro (i testi verranno corretti a campione e resi disponibili alla lettura di tutti, in una sorta di antologia sui personaggi del romanzo)

  • Modalità di lavoro:

-  Ciascun gruppo, attraverso il confronto e la collaborazione, svilupperà una progettazione di testo sul personaggio che gli verrà assegnato, prendendo spunto dalle domande suggerite (in classe, in un’ora)
-  A casa, individualmente, ciascuno stenderà il relativo testo (per il prossimo sabato)


  1. Leo all’inizio della sua storia, fino all’incidente con il motorino (Quali sono le sue caratteristiche, che cosa gli piace, come vede la vita, come si relaziona agli altri? Come lo giudicate?)

  1. Leo a metà della sua storia, quando vive la malattia di Beatrice ( Com’è cambiato rispetto all’inizio, che cosa lo mette in crisi e come ne esce? Come si relaziona agli altri? Che cosa ha imparato dalla sua esperienza?)

  1. Leo alla fine del romanzo (Come ha trascorso l’estate? Chi lo ha aiutato a vivere questi momenti? Che cosa ha capito di se stesso? Quali sentimenti e stati d’animo lo caratterizzano all’inizio del nuovo anno scolastico? Come lo giudicate?)

  1. Silvia (Che ruolo svolge nella storia, quali sono le sue caratteristiche, come si comporta con Leo? Come la giudichi? Vi ha insegnato qualcosa?)

  1. Beatrice (Che ruolo svolge nella storia, quali sono le sue caratteristiche, come si comporta con Leo? Che osservazioni si possono fare sul suo personaggio? Vi ha insegnato qualcosa?)

  1. Niko (Che ruolo svolge nella storia, quali sono le sue caratteristiche, come si comporta con Leo? Come giudichi il suo modo di essere amico di Leo?)

  1. Il padre di Leo (Che ruolo svolge nella storia, quali sono le sue caratteristiche di genitore e in quali comportamenti le esprime? Esprimi il tuo giudizio sul suo modo di essere genitore)

  1. Il Sognatore (Chi è, quali sono le sue caratteristiche umane, in quali momenti interviene nella storia, con quale ruolo. Esprimi il tuo giudizio sul suo modo di essere insegnante)




31 marzo 2012

Articolo


News
16/03/2012 La Stampa -
"Salvate gli ultimi prof maschi"

4,6 per cento le probabilità che un bambino abbia un maestro elementare

OPINIONI Onore ai maestri c'è grande bisogno di loro  ALESSANDRO D'AVENIA

L'allarme: soltanto donne in cattedra, con gravi conseguenze sull'educazione dei ragazzi
SARA RICOTTA VOZA
Milano

C' è una «questione maschile» in Italia e, a guardare solo la politica e l'economia, non ce ne eravamo neanche accorti. Infatti riguarda ambiti professionali in cui il potere è poco e il denaro ancora meno: scuola, educazione, cura. La «questione» affiora in due dati che già parlano da sé. Il primo: i bambini delle scuole elementari di oggi hanno 4,6 probabilità su 100 di incrociare sulla loro strada un maestro maschio. Il secondo: i laureati maschi in Scienze della Formazione - ex Magistero - sono costantemente calati nell'ultimo decennio fino a toccare nel 2009 quota 12 per cento (dati Almalaurea). Dodici beati tra 88 donne, e chissà quanti avranno lasciato in corsa per via del sentirsi minoranza.

Dati che hanno fatto scattare all'Università di Milano Bicocca l'allarme «questione maschile» dopo anni di «questione femminile» dominante, una sorta di segregazione (o autosegregazione) formativa al contrario, in cui a perderci non sono solo gli uomini che non vedono più nel mondo della scuola, dell'educazione e della cura un habitat per loro, ma soprattutto le nuove generazioni, che rischiano di avere una formazione tutta al femminile fino all'università.

Ne è nata una giornata di studio a cui hanno partecipato in qualificata moltitudine pedagogisti, sociologi, storici, insegnanti e operatori del mondo del sociale. Un primo brainstorming su un fenomeno di cui non sono ancora chiare le motivazioni né le conseguenze. La premessa è che la presenza maschile non è «uniformemente scarsa» in tutti i gradi dell'insegnamento. «Fra i professori ordinari in università è anzi preponderante, cala via via che i livelli educativi vanno verso la scuola primaria», rileva Carmen Leccardi, docente di sociologia.

Nella primaria, infatti, l'estinzione del maestro maschio è quasi completa (per non parlare della materna), mentre nelle medie e in alcune materie al liceo sta avanzando inesorabilmente. Con quali conseguenze, si è iniziato ora a discuterne. «Si manifesterà nella difficoltà a costruire modelli di genere soprattutto per i piccoli maschi e i giovani maschi, e in seguito nelle relazioni fra i due generi» sostiene Barbara Mapelli, docente di Pedagogia delle Differenze di genere.

Al contrario, «la presenza di figure educative di entrambi i generi in tutti i livelli di educazione scolastica e prescolastica offrirebbe a bambini e bambine la possibilità di acquisire una maggiore complessità di visione del mondo, per stili di vita, emotività, fisicità, comunicazione»: questa l'analisi di Stefania Ulivieri Stiozzi, docente di Teorie e modelli della consulenza pedagogica e organizzatrice del seminario alla Bicocca.

Ma quali sono le ragioni storiche e sociali di questo allontanamento dei maschi dall'educazione? C'è chi ha parlato quasi di un ritorno all'800, quando è nata la figura della «maestra» per consentire alla donna che non poteva o voleva essere solo madre di istruirsi e svolgere una professione lontano dagli studi e dalle posizioni elevate riservate agli uomini. C'è chi ha parlato di ritorno, anzi di persistenza del «virilismo» che ritiene antitetico alla virilità tutto ciò che ha a che fare con l'infanzia - regno dell'indeterminatezza, dell'insicurezza e della fragilità per antonomasia - , e questo in controtendenza con ciò che succede in famiglia, dove invece l'uomo non considera svilente occuparsi dei bambini.

Quali che siano le ragioni, per il professor Duccio Demetrio, ordinario di Filosofia dell'Educazione, si tratta di una «deriva inevitabile e irreversibile». Non resta che da chiedergli perché proprio lui, uno dei pochi maschi in facoltà, sia così tranchant. «La deriva è irreversibile perché si tratta di professioni che subiscono un calo progressivo di prestigio sociale. è un problema di immagine personale, prima di tutto davanti ai genitori. Ricordo la faccia di mio padre quando a 20 anni dissi che volevo fare l'alfabetizzatore di strada».

Per il professor Demetrio non si può far finta che non ci sia «il problema del denaro, del successo, della carriera». E conclude: «Educare, ex-ducere, vuol dire anche portare altrove, farti vedere lontano. Scontiamo una società in cui c'è una crisi del maschile intrinseca, perché gli uomini non riescono a dare mete in cui investire. Per fortuna i giovani le cercano, al di là dei padri».

La Stampa 16 /3 / 12